Relativismo e democrazia raccoglie una serie di saggi e interventi orali di Cornelius Castoriadis — molti dei quali originariamente apparsi tra gli anni ’80 e ’90 — in cui il filosofo affronta in profondità la crisi dell’Occidente democratico, partendo da due grandi avversari della riflessione politica contemporanea: il relativismo culturale e l’idea impoverita di democrazia.
1. Critica al relativismo
Castoriadis prende di mira in modo diretto il relativismo etico e culturale dominante nella seconda metà del Novecento, un atteggiamento secondo cui ogni sistema di valori sarebbe «equivalente» agli altri in quanto storicamente o culturalmente determinato, e quindi non giudicabile. Questa posizione, che nasce in parte da una reazione salutare contro l’etnocentrismo occidentale, viene da lui denunciata come una forma di nichilismo passivo.
Nel libro, Castoriadis contesta con forza l’idea che non esistano criteri per valutare le pratiche culturali. La mutilazione genitale femminile, l’oppressione delle donne, il dispotismo religioso o la censura non possono essere messi sullo stesso piano della libertà di parola o dell’uguaglianza democratica solo perché “appartengono a un’altra cultura”. Per lui, non tutte le culture sono uguali: la cultura che ha saputo istituire la riflessione critica su se stessa — come nella Grecia antica o nell’Europa moderna — ha prodotto qualcosa di unico, che va difeso non in quanto "superiore", ma in quanto autonomo.
Il relativismo, secondo Castoriadis, finisce per paralizzare il pensiero e l’azione, trasformando la tolleranza in indifferenza e svuotando di significato la possibilità stessa del confronto democratico.
2. Democrazia come progetto di autonomia
Per Castoriadis, la democrazia non è un semplice regime politico fondato su elezioni regolari, separazione dei poteri e rispetto della legge. È, piuttosto, un progetto rivoluzionario: quello dell’autonomia collettiva, in cui una società si dà le proprie leggi consapevolmente, sapendo di poterle anche cambiare.
In questo senso, la democrazia è inseparabile da un esercizio permanente della riflessione e del giudizio. Essa richiede una paideia democratica — una formazione culturale e civile dei cittadini — che li renda capaci di partecipare al dibattito pubblico in modo informato e critico.
Tuttavia, Castoriadis osserva che le democrazie contemporanee hanno perso il senso di questo progetto. Si sono trasformate in oligarchie liberali, dominate dall’economia, dalla tecnoscienza e da un cittadino passivo, ridotto a consumatore. È proprio il relativismo, in questa cornice, a costituire una forma ideologica funzionale alla depoliticizzazione, perché rende ogni valore opinabile e nessuna verità discutibile.
3. Verità e immaginazione radicale
Uno dei concetti chiave del libro è l’idea di immaginazione radicale, ovvero la capacità umana e collettiva di creare istituzioni, significati e mondi. La verità, per Castoriadis, non è mai assoluta o rivelata, ma è sempre una costruzione, frutto di un processo storico e sociale. Ma proprio perché è costruita, può essere discussa, messa in questione, trasformata — e questo è il cuore dell’autonomia.
In questa prospettiva, la verità non è negata come nel relativismo, ma è restituita alla sua dimensione umana, storica, sempre in divenire. Difendere la democrazia significa, quindi, difendere la possibilità di cercare la verità insieme, nel confronto collettivo, attraverso l’istituzione di significati condivisi e aperti alla critica.
In sintesi
Relativismo e democrazia è una critica radicale tanto del pensiero debole quanto all’idea impoverita di democrazia. È anche una difesa appassionata dell’idea che la libertà e la verità sono possibilità storiche, non illusioni, e che tocca a noi — collettivamente — mantenerle vive. Per Castoriadis, non si può essere democratici se non si è anche esigenti, coraggiosi e disposti a giudicare.
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