CARTE IRREQUIETE. La memoria dei movimenti
di Lorenzo Pezzica e Federico Valacchi - Eleuthera, 2025
Con Carte irrequiete, Lorenzo Pezzica e Federico Valacchi affrontano una questione tanto specialistica quanto politica: che cosa significa conservare la memoria dei movimenti sociali? Il volume, con una premessa di Leonardo Musci e un progetto grafico di Riccardo Falcinelli, nasce in casa elèuthera, editore storicamente sensibile alle culture libertarie, e propone una riflessione sull’archivio come organismo vivo, in costante tensione tra istituzione e insubordinazione.
I due autori — uno storico dei movimenti anarchici, l’altro teorico dell’archivistica contemporanea — intrecciano i rispettivi sguardi in un dialogo serrato tra pratica militante e teoria documentaria. Ne emerge un’indagine appassionata e rigorosa sul destino delle “carte ribelli”, cioè su quei materiali che nascono ai margini dell’ordine costituito: volantini ciclostilati, bollettini, manifesti, verbali di collettivi, fanzine, documenti digitali di reti autogestite.
L’idea centrale del libro è che la memoria dei movimenti non possa essere ridotta a un semplice deposito di fonti. Le carte “irrequiete” — come suggerisce il titolo — non si lasciano imbrigliare nei modelli archivistici tradizionali. Sono frammenti vitali, prodotti da soggetti collettivi e instabili, spesso destinati alla dispersione o alla clandestinità. Eppure, proprio in questa precarietà risiede la loro forza politica: testimoniano un pensiero che si oppone all’omologazione e che rifiuta la “tranquillità” dell’archivio istituzionale.
Nel percorso tracciato da Pezzica e Valacchi, la riflessione tecnica diventa riflessione etica. L’archivista non è solo un custode, ma un mediatore tra passato e futuro, tra memoria e potere. Conservare un archivio di movimento significa, per gli autori, riconoscere dignità storica a forme di dissenso che la storiografia ufficiale tende a marginalizzare. E significa anche confrontarsi con le nuove sfide della memoria digitale, dove la volatilità delle piattaforme rischia di cancellare testimonianze cruciali della partecipazione politica.
Il contributo più originale del volume è nel rovesciamento del paradigma: non esistono archivi neutrali, perché ogni scelta di conservare è già un atto politico. Pezzica e Valacchi mostrano come la storia dei movimenti viva proprio nell’instabilità delle sue tracce, in quella tensione fra ordine e anarchia che è, in fondo, il motore stesso della memoria democratica.



